Susa la dominazione francese – Istruzione Pubblica

A Susa negli anni precedenti l’insediamento del governo francese esistevano già scuole inferiori e un collegio di insegnamento superiore nel seminario. Gli insegnanti prima di iniziare il loro lavoro dovevano prestare giuramento davanti all’arcidiacono della città che, negli anni dal 1794 al 1799 fu Giuseppe Ludovico Majneri, “vicario generale”, riformatore degli studi in questa città e provincia.
L’intero collegio doveva genuflettersi col capo scoperto e, tendendo le mani sopra i Vangeli, giurare con queste parole:

Noi (elenco dei nomi), in vigore del presente giuramento, promettiamo di adempiere fedelmente i doveri annessi all’impiego che esercitiamo, di professare, di operare, di far operare esattamente le regie costituzioni, di usare ogni attenzione per insinuare negli animi dei nostri studenti la pietà e la religione e che ove fosse nostra notizia esservi nelle regie scuole qualche inoperanza e contravvenzione alle regie istituzioni, ne sarà informato il prelato signor riformatore. Così Dio ci aiuti e questi sacrosanti evangeli.

Si teneva inoltre ogni anno a Susa un congresso concernente le regie scuole della città e della provincia.
Viene riportato qui il verbale stilato in quest’occasione il 22 agosto 1797:
Nel palazzo vescovile, presenti il vescovo Giuseppe Francesco Ferraris di Genola, il governatore della città e provincia Giuseppe Andrea Solaro, conte di Villanova Solara, l’arcidiacono vicario generale di questa diocesi e riformatore delle regie scuole Giuseppe Ludovico Majneri, iniziava il congresso.
Attese, le notorie situazioni di guerra guerreggiate nei contorni di questa città e il continuo passaggio e stazione di numerose truppe, che appena davano luogo di tenere le scuole aperte, nelle quali però per qualche breve tempo si è dovuto sovrassedere dagli insegnamenti, i quali disturbi ed impedimenti essendo ora cessati, per tratto della divina provvidenza e mediante le intense sollecitudini, antivedimenti, prudenza e talenti di chi a sommo vantaggio di questa città e provincia ne presiede al governo, si gode quella maggior tranquillità che può desiderarsi, nonostante il numeroso presidio di truppe straniere, e gli insegnanti compiono il loro dovere.

Seguono lodi al professore di teologia Bongioanni, al professore di filosofia sacerdote Bonardo, al professore di grammatica chierico Falconi, e al chierico Savy professore di umanità, pur lamentando che il loro compito è più difficile essendo la normale sede delle scuole, il seminario, occupata dai soldati.

Quanto alle scuole inferiori di questa città, sono state finora lodevolmente dirette, i maestri hanno adempiuto il loro dovere. Da qualche tempo a questa parte però, nei due maestri si è operata una condotta almeno equivoca nel loro contegno, giova però sperare che gli amministratori della città vi porranno riparo aumentando il loro stipendio e incitandoli ad esercitare il loro impegno con esattezza e fedeltà.
Nella provincia le scuole sono in uno stato infelicissimo; a riserva di poche terre dove si tengono aperte le scuole tutto l’anno, nelle altre, dopo le feste pasquali, non si insegna più perché i padri sono  poco solleciti a mandare a scuola i loro figlioli. Anche per questo sono pochissimi i ragazzi della provincia che si presentano a frequentare questo collegio.

Da questo verbale possiamo conoscere quale fosse la situazione scolastica nella provincia di Susa. Anche per l’anno successivo, il 1798, le scuole rimasero aperte nonostante la continua presenza di truppe nella città, la penuria di viveri e il trasferimento della scuola di filosofia in altri locali, essendo stati quelli in cui aveva sede adibiti a magazzini di granaglie e di equipaggiamenti militari.
I professori si trovarono in gravi difficoltà “essendo scarso il numero di studenti e poco doviziose le famiglie, mancano a quelli (i professori) molti incerti che altrove abbondano, quindi essendo privi di quanto resta indispensabile al decente loro sostentamento, appena e con grande stento possono andare avanti nella loro carriera”.

Le vicende della guerra avevano spopolato la scuola, non solo di alunni, ma anche di insegnanti e di banchi.
Il governo provvisorio cercò di porre rimedio e questo ramo della pubblica amministrazione, che negli anni del governo regio era stato trascurato, con una serie di decisioni atte a riportare la normalità nelle scuole e, nello stesso tempo, ad introdurre i principi propri di libertà e di uguaglianza dello spirito giacobino. Il 26 febbraio uscì un decreto del governo provvisorio che diceva:

Considerando quanto importi ai progressi dell’istruzione pubblica, non meno che all’onore della nazione piemontese, nel momento in cui dovette tutta intiera confondersi con la grande Repubblica, l’avere una storia circostanziata e veridica de’ suoi fasti, che serva di eterna rimembranza di lei alla posterità, considerando che, se sotto i despoti, che per tanti secoli oppressero queste contrade, poteva desiderarsi bensì, ma non ottenersi, la verità nelle istorie.

Nei principali comuni venne stabilito che ci fosse un insegnante di lingua francese.
Nel 1804 si decise che le scuole secondarie avrebbero dovuto essere fondate dai comuni e gli stipendi degli insegnanti pagati con sottoscrizioni volontarie e retribuzioni degli allievi pensionanti.

Si considera che le scuole secondarie non sono solo utili, ma indispensabili per l’educazione della gioventù di questo comune. Il locale più vantaggioso per lo stabilimento delle scuole, è il castello, che per la sua disposizione può offrire alloggi ai professori ed è rallegrato dalla campagna attigua. Il castello appartiene al Demanio nazionale che fino ad ora non ne ha disposto per altro uso.

L’uso del castello sarà concesso solamente nel 1811, con lo stanziamento di 2.600 franchi da usarsi per le riparazioni da apportarvi, compresi anche gli stipendi dei professori della scuola secondaria, del direttore, del bidello e dell’istitutore della scuola primaria.
Gli allievi pagavano una somma annuale e individuale di 21 franchi che veniva versata alla cassa dell’Università imperiale. Antonio Jaquet, sottoprefetto del circondario di Susa, inviò al sindaco di Susa il 22 luglio 1804 questo questionario per conoscere la situazione scolastica della città.

  1. Quanti istitutori avete nel vostro comune?
    Due e non devono né aumentare, né diminuire.
  2. Nome e cognome, patria, età, stato e numero di anni di servizio degli istitutori.
    Anselmino Carlo Giuseppe di Susa, anni 43, maritato, maestro delle classi IV e V; è istitutore da 6 anni. Manfrino Deodato, di Villadesti, anni 44, celibe, ha fatto il corso di teologia, maestro di VI e VII ed abbecedari; esercita da 14 anni.
  3. Per quanti anni dura ancora la capitolazione che avete fatta per essi?
    Sono tenuti nella loro carica a beneplacito della “maire”.
  4. Sono in grado di insegnare lettura, scrittura di italiano e francese, aritmetica, latino, sino alla V?
    Sì, il cittadino Anselmino è a capo d’insegnare una classe superiore
  5. Quanti mesi dura l’insegnamento nel vostro comune?
    Dieci mesi.
  6. Potete accordare l’alloggio ai vostri istitutori?
    La “maire” non può provvedere l’alloggio.
  7. Qual è lo stipendio annuale di ciascuno?
    475 franchi per ciascuno
  8. I giovani pagano qualche retribuzione mensuale, sia in denaro, sia in derrate?
    No
  9. Qual è la somma mensuale che potreste far pagare agli allievi?
    Soldi 10 al mese.
  10. Vi sono fondi, redditi, sussidi addetti al mantenimento della vostra scuola primaria?
    Si supplisce alla spesa col prodotto de’ centesimi addizionali.
  11. Gli istitutori hanno qualche obbligazione ecclesiastica annessa al loro impiego?
    No
  12. Potete aumentare o diminuire il loro stipendio?
    Non possiamo aumentarlo e diminuendolo non si troverebbero istitutori.
  13. In mancanza di fondi sufficienti in quale comune potreste mandare i fanciulli, pagando la contribuzione mensuale, chiesta da quel comune?
    L’insegnamento dei comuni vicini non è all’altezza della gioventù del capoluogo di provincia, perciò i genitori preferirebbero tenerli a casa e farli istruire privatamente.
  14. Nel caso che il comune non potesse pagare che una parte di stipendio, tutti i proprietari sarebbero disposti, sia che abbiano o no prole da istruire, a tassarsi per una somma annuale, o prestazione in derrate?
    No, non sono disposti ad alcuna retribuzione, nè in denaro, nè tanto meno in derrate, che scarseggiano per più della metà dell’annata, procurandocele dal Piemonte. Aderirebbero bensì ad una tenue retribuzione mensuale che non ecceda soldi 15 per ognuno. Ben inteso, che l’educazione avvenga in città e non nei comuni circonvicini.