Susa alla ricerca di nuove opportunità contro la decadenza economica

Fin dal suo concepimento, la ferrovia Torino/Susa era stata considerata come prima tratta verso la Francia. Con l’apertura al traffico del traforo del Frejus, il suo prolungamento sino a Modane era un’opera sulla cui realizzazione gli amministratori non nutrivano dubbi, tanto che in relazione ad essa lo sviluppo economico di Susa era dato per scontato.

Ma sorprendentemente i progettisti, adducendo ragioni tecniche, stabilirono di far partire la diramazione per la Francia dalla stazione di Bussoleno anziché da quella di Susa, come era prescritto dalla legge sul traforo approvata il 15 agosto 1857. Contro quella variante, la città di Susa presentò vari ricorsi e vanamente un controprogetto, redatto nel 1864 dall’ing. Gaetano Capuccio, tendente a dimostrare la possibilità di passaggio per Susa della strada ferrata Torino/Modane.

Manifesto dell’appello agli industriali pubblicato nel 1869

Nonostante gli sforzi, i Segusini non riuscirono a convincere la Direzione delle ferrovie a ritornare sulla decisione presa; ottennero soltanto di salvare la loro stazione, capolinea del tronco Bussoleno/Susa che al principio del 1870 si era deciso di sopprimere.

Esclusa dai traffici internazionali Susa, data anche la scarsa incidenza dell’agricoltura sulla sua economia, rischiava una progressiva decadenza. Per scongiurare ciò, nel 1869, sull’esempio della città di Torino, fu promosso un appello agli industriali italiani e stranieri affinchè venissero ad investire in loco. Esso fu estesamente pubblicato su fogli e nelle città manifatturiere d’Italia e di Francia.

L’appello ebbe però scarsa efficacia. Negli anni successivi si localizzarono in Susa alcune industrie, comunque secondo programmi autonomi, senza concedere alcuna priorità alla mediazione comunale. L’essere capoluogo di Circondario non giocò a suo esclusivo favore anzi, pubblicizzando le risorse di cui disponeva finì per richiamare l’interesse degli imprenditori sull’intero territorio della Bassa Valle. Dovette così subire la concorrenza degli altri Comuni, liberamente scelti come sede degli opifici impiantati a partire dalla seconda metà dell’800

Il controprogetto dell’ing. Gaetano Capuccio (1864)

E’ facile immaginare con quanto dolore e sconcerto Susa apprese che la ferrovia avrebbe raggiunto il Traforo del Fréjus partendo non dalla “sua” stazione, ma da …. Bussoleno: il calcolo matematico delle pendenze aveva infatti dimostrato tutta la difficoltà nell’affrontare la ripida salita verso Chiomonte senza un’adeguata rampa, possibile solo previlegiando appunto il punto di stacco da Bussoleno, e non da Susa.

Susa tentò – invano – ogni via politica per evitare il suo triste abbandono.

Tentò tuttavia anche una documentata “strada tecnica”, affidando ad un grande tecnico di quegli anni, l’ingegnere Gaetano Capuccio (1) – lo studio di un percorso alternativo, che raggiungesse Chiomonte partendo da Susa, con pendenze accettabili.

Ne nacque il progetto che presentiamo, in una ricostruzione grafica basata su una cartografia odierna: la ferrovia avrebbe percorso la Valle Cenischia, prendendo progressivamente quota, per attraversare poi la valle a monte di Venaus, con un’ampia curva. Sarebbe quindi risalita sul versante di Giaglione, attraversando le Gorge della Dora e ricollegandosi, tra Gravere e Chiomonte, alla linea “attuale”.

Un indubbio pezzo di bravura progettuale, ma i raggi di curvatura e le pendenze giocavano tutti a sfavore di questa soluzione che, con il disappunto di Susa, fu definitivamente scartata.

Perché la Ferrovia Fell