Il difficile rapporto tra Susa e la nuova strada del Moncenisio

Per capire l’entusiasmo con cui Susa – a metà del 1854 – salutò l’arrivo della ferrovia, occorre andare indietro di quarant’anni, per cogliere i problemi, la crisi e le angosce di Susa che – nel 1814 – chiudeva l’epoca napoleonica e rientrava nel rinato Regno di Sardegna.

Proprio nell’ultimo scorcio dell’Impero, era entrata in servizio la Route Imperiale del Moncenisio: opera modernissimo e colossale, ultimata solo fino a Susa, dove si congiungeva con la vecchia Strada Reale sabauda (in attesa dei lunghi rettifili verso Torino, che arriveranno solo con Carlo Alberto, verso il 1830).

Ma già l’arrivo della Route Imperiale a Susa era foriero di drammi e di preoccupazioni gravissime: la nuova strada “saltava” decisamente il vecchio (ed un po’ decrepito…) centro storico, e ipotizzava di costruire un sistema urbano del tutto nuovo, in sponda sinistra della Dora, privo quasi del tutto di contatti con la “vecchia” Susa.

E’ la situazione che illustra il disegno che riproduciamo sopra, non a caso opera dell’Ing. Derrien, il creatore della strada napoleonica: la “nouvelle ville”, ipotizzata sull’asse della nuova strada, reca in sé una drastica condanna della “vecchia” Susa, ormai del tutto esclusa dai traffici.

Progetto per una “Città Nuova” di Susa organizzata sull’asse degli attuali Corsi Francia e Inghilterra

La reazione della Città di Susa fu fermissima e violenta: per tre anni, dal 1814, riuscì addirittura ad ottenere che la “traversa della Rocchetta” (gli attuali corsi Francia e Inghilterra) fosse addirittura chiusa al traffico, con l’obbligo per tutti di entrare nelle vecchie strade di Susa.

Lo sviluppo dei traffici vanificherà questa resistenza: l’asse del rettifilo verso Bussoleno entrerà quindi definitivamente nel panorama urbano di Susa e porrà anche le basi per l’arrivo della ferrovia in Susa.

Un successo, però, Susa lo otterrà: riuscirà infatti ad impedire che tutti gli uffici pubblici abbandonassero il centro storico, per trasferirsi nella maestosa e porticata “Casa Rosazza”, affacciata sulla nuova strada e che molti ricordano ancora come la “caserma degli Alpini”.

La posa della prima pietra del Palazzo della Provincia (13 maggio 1828) sembrerà, per un momento, ridare fiato alla “vecchia” Susa: ma l’arrivo del treno nel 1854 e la soppressione della Provincia nel 1859 faranno capire che il vecchio mondo, ormai, era giunto alla fine.

La strada ferrata Torino-Susa primo tronco della linea della Savoia